Villa Del Principe - Palazzo Di Andrea Doria

10 Sala della Punizione di Prometeo

Sala della Punizione di Prometeo

Durante la Controriforma, in un clima di accentuato moralismo a cui aderiva anche Giovanni Andrea I, la figura di Prometeo veniva spesso assimilata alla prefigurazione della passione di Cristo. Secondo il mito, l’eroe suscitò l’ira di Giove per la sua costante disponibilità ad aiutare l’umanità. Il signore degli Dei decise di punirlo sottoponendolo a un supplizio terribile: lo fece incatenare a una roccia dove un’aquila ogni giorno andava a divorargli il fegato, che poi ricresceva nella notte per consentire la ripetizione della tortura il giorno seguente. Nella decorazione della volta, di mano di Marcello Sparzo, vediamo Mercurio che si china per incatenare alla rupe la possente figura di Prometeo. La sala è oggi utilizzata come sala da pranzo dai proprietari del palazzo e presenta a sinistra dell’ingresso quattro pannelli settecenteschi di seta dipinta e di ispirazione vagamente orientale che costituiscono un precoce esempio del gusto per le cineserie diffusosi in tutta Europa in quel periodo. Le maioliche esposte sulla consolle settecentesca immediatamente sottostante sono di pregio. Si distingue una caffettiera del XVIII secolo decorata con fiori, fogliame, volute, insetti e uccelli sparsi. Il secondo pezzo, risalente alla prima metà del XIX secolo, è uno scherzo ceramico denominato “bevi se puoi”: all’interno del piede si trova un foro da cui si diparte un canale in aggetto, chiudendo questo foro con un dito il liquido fuoriesce dal cannello versandosi nella coppa dalla quale è possibile bere. Il set di poltrone e divanetti verdi con rivestimento in velluto potrebbe essere riconducibile ai modelli del barocchetto genovese, si osservi in particolare il piede rivolto verso l’interno e la decorazione con elementi fitomorfi. Alle pareti sono esposti tramite applique una serie di quattordici vasi di maiolica usati per contenere alimenti come testimoniano le curiose scritte ancora leggibili: “zaffarano, conserva di cotogne, salsapariglia”. Il marchio sottostante le ha fatte identificare come manufatti della nota manifattura Chiodo di Savona. La sala conserva anche interessanti quadri: i due paesaggi rappresentanti episodi dell’Antico Testamento, La lotta di Giacobbe e l’angelo e Sansone con il leone, sono stati accostati in via ipotetica alla produzione della cerchia di Carlo Antonio Tavella, pittore milanese a lungo attivo a Genova, dove introdusse i modi pittorici di Poussin e Salvator Rosa. La Marina con torre – faro e imbarcadero è stata recentemente ripulita e mostra un paesaggio marino in cui si possono osservare alcune delle tecniche navali dell’epoca.

Ritratto di uomo con pipa

A causa del cattivo stato conservativo, il dipinto è stato recentemente sottoposto ad un restauro che ha portato al recupero della pellicola pittorica. Il protagonista del quadro è rappresentato in atto di fumare una lunghissima pipa. Veste una giacca rossa dagli ampi risvolti, berretto a basco pure rosso e fazzoletto di seta al collo. A sinistra si scorge una bandiera genovese sventolante. Sullo sfondo è raffigurato il mare da cui emerge una costa rocciosa stilizzata con la Lanterna di Genova. L’iconografia è insolita ed è stato ipotizzato che sia funzionale alla glorificazione della figura di un mercante, mentre l’autore dovrebbe essere un pittore di scuola genovese, attivo tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo.