Villa Del Principe - Palazzo Di Andrea Doria

9 Sala del Trionfo di Marco Furio Camillo

Sala del Trionfo di Marco Furio Camillo

Sulla volta si completa il ciclo celebrante la figura del generale romano Marco Furio Camillo: l’eroe si oppose al pagamento del riscatto richiesto dai Galli, impugnò le armi e liberò Roma affermando che “non con l’oro ma con il ferro si salva la patria”. Lo stuccatore Marcello Sparzo raffigurò il condottiero romano mentre viene portato in trionfo per la sua vittoria. Nella figura di Furio Camillo è da leggersi un’allusione celebrativa allo stesso committente Giovanni Andrea I Doria, capo del partito spagnolo a Genova e quindi avverso alla parte francese, rappresentata allegoricamente dai Galli sconfitti e mostrati in catene nel corteo trionfale. In questa sala i dipinti ritraggono i cardinali della famiglia Doria Pamphilj: come nella maggior parte della famiglie aristocratiche dell’Ancien Regime,la carica era frequentemente appannaggio dei figli cadetti che non potevano accedere alla successione diretta dei beni famigliari; nonostante ciò alcuni di loro ebbero un ruolo decisivo nelle vicende della casata. Già nel 1529, con il favore del principe Andrea I, Geronimo Doria, rimasto vedovo, aveva abbracciato la vita ecclesiastica sino ad ottenere la porpora cardinalizia. Successivamente fu un figlio di Giovanni Andrea I, Giannettino, a essere nominato cardinale e arcivescovo di Palermo. L’aristocratico genovese assunse a più riprese il ruolo di viceré di Sicilia per conto della corona spagnola e nel 1624 divenne celebre grazie al suo impegno contro la peste che colpì la Sicilia. Secondo la tradizione, fu la sua decisione di esporre le reliquie di Santa Rosalia, rinvenute un anno prima, a portare alla fine del contagio. Successivamente, con il recupero del giuspatronato del complesso monastico di San Fruttuoso di Camogli da parte di Andrea I Doria, molti furono i membri della famiglia che ne assunsero la carica di abate fino agli albori del XIX secolo. Nella stanza possiamo ammirare i ritratti di due fratelli di Andrea IV Doria Pamphilj che risedettero brevemente a Genova e in particolare nella villa di Pegli ad inizio Ottocento, seguendo l’ingiunzione napoleonica ai cardinali di dimorare nelle terre di origine. La loro generazione fu l’ultima a ricoprire ruoli rilevanti all’interno delle gerarchie ecclesiastiche: in particolare il nipote Giorgio fu stretto collaboratore di papa Pio VII e Gran Priore dell’Ordine di Malta dal 1828.

Ritratto del Cardinale Giorgio Doria Pamphilj

Il ritratto a figura intera di grandi dimensioni è opera della pittrice bolognese Lucia Casalini Torelli e raffigura Giorgio Doria, nipote di Giovanni Andrea III, che ottenne la porpora cardinalizia nel 1743. L’aristocratico ebbe un ruolo di un certo rilievo nella diplomazia europea della sua epoca, essendo stato inviato quale nunzio dalla Santa Sede presso la tormentata dieta elettorale di Francoforte che doveva nominare il successore dell’imperatore Carlo VI. Il Doria appoggiò apertamente l’elettore di Baviera, Carlo Alberto, che divenne imperatore con il titolo di Carlo VII nel 1742. L’artista Lucia Casalini Torelli, che fu apprezzata come ritrattista di fama internazionale, aggiunse la sua firma in basso a destra alla base della colonna. Il recente restauro ha messo in luce la buona qualità esecutiva del dipinto e portato al completo risanamento dell’opera.

Ritratto di Giuseppe Doria Pamphilj, nunzio apostolico in Francia

Giuseppe Doria, fratello più giovane di Andrea IV, ebbe una brillante carriera ecclesiastica: già nel 1773 fu inviato come nunzio apostolico in Francia. Il pittore Filippo Sannari lo ritrasse in queste vesti l’anno seguente raffigurando sullo sfondo la città di Avignone. Nel dipinto ad olio su tela il futuro segretario di stato del papa Pio VII regge in mano una lettera su cui si legge "a sua eccellenza Mons. Doria Doria Pamphilj nunzio apostolico in Francia..per Filippo Sannari pitt. di nostro signore a Avignone 1774”. La sfacciata ricchezza della famiglia è ben rappresentata dallo sfarzo dei diamanti delle croci e dell’anello che indossa l’alto prelato.

Autoritratto dell'atrista mentre dipinge il ritratto del Cardinale Giuseppe Doria Pamphilj

L’effige di Giuseppe compare all’interno di questa complessa composizione nella quale il pittore si rappresenta a figura intera, circondato da assistenti e apprendisti anche giovanissimi, mentre dà gli ultimi tocchi al ritratto del cardinale. L’artista è stato identificato con Antonio Concioli, amico ed allievo di Pompeo Batoni, il cui rapporto con la famiglia Doria è ampiamente documentato, anche se la fresca immediatezza della tela ha messo in dubbio tale ipotesi. Il cardinale Giuseppe, nonostante le sue simpatie francesi, dopo la caduta di Napoleone fu reintegrato nel governo pontificio e riposa a Roma nella chiesa di Santa Cecilia in Trastevere.