Villa Del Principe - Palazzo Di Andrea Doria

8 Sala dei Fatti di Prometeo

Sala dei Fatti di Prometeo

Nel riquadro centrale della volta, seguendo il racconto narrato da Giovanni Boccaccio nella Genealogia degli dei,Prometeo sta modellando con il fango la figura umana, ancora completamente inerme e inanimata, sotto lo sguardo attento della dea Minerva, chiaramente riconoscibile dalla corazza, l’elmo e lo scudo con l’effige della Gorgone. In alto a sinistra si trova il secondo episodio, illustrante il ratto del fuoco dal carro di Apollo, infine immediatamente sotto è rappresentato il momento in cui l’eroe riportò il fuoco sulla terra e lo “aggiunse” al petto dell’uomo precedentemente modellato, infondendogli il soffio vitale. Attualmente la sala è utilizzata come camera da letto dai principi Doria Pamphilj ma già all’epoca di Giovanni Andrea I aveva assunto questa funzione perché sulla sinistra si può scorgere il piccolo camerino di Donna Zenobia, moglie del successore di Andrea, edificato in coincidenza della grave malattia che portò alla morte della dama intorno al 1590. A fine Ottocento la stanza faceva parte dell’appartamento affittato da Giuseppe Verdi, che con ogni probabilità la utilizzava come alcova. Buona parte del mobilio risale all’epoca del matrimonio tra Andrea IV Doria e Leopoldina Savoia di cui potete ammirare i ritratti ai lati della specchiera barocca. Di particolare pregio sono la serie di tre comò di manifattura romana con stemma dell’aquila Doria nei bronzi angolari, probabilmente commissionati per la villa al Gianicolo, e la splendida toletta, posizionata accanto al camerino e caratterizzata dalla figura femminile della Fama che porta in trionfo l’aquila Doria con lo stemma Savoia sul petto.

Camerino di Donna Zenobia

Recentemente recuperato, l’ambiente di ridotte dimensioni presenta le raffigurazioni di Cristo in preghiera nell’orto dei Getsemani e Cristo con la corona di spine presentato al popolo (Ecce Homo) impaginate entro una cornice architettonica dorata. Per l’esecuzione dei riquadri è stato rinvenuto all’interno dell’archivio Doria il pagamento al pittore Lazzaro Calvi, probabilmente affiancato da un secondo artista di ambito toscano. L’altare, realizzato in marmo di Carrara del marmista Antonio Severa, e il paliotto, lavorato dal maestro orafo Gianni Ricci e composto di piombo nel fondo e rame argento e oro nelle scritte, sono stati posizionati in occasione del bicentenario dalla nascita di Giuseppe Verdi. Dal perimetro al centro le scritte ricordano le parti più celebri del Requiem: Libera me dominum, Salva me, Dies Irae, sottolineando l'ultima fase della produzione del Maestro che si rivolse alla musica sacra. Alla sommità della struttura spicca il bellissimo crocifisso del XVIII secolo in avorio che testimonia la fortissima devozione per la Passione di Cristo diffusasi dopo la Controriforma in tutto i paesi rimasti fedeli al Cattolicesimo.

Ritratto di Andrea IV Doria Pamphilj

La piccola tela è datata al 1838 da una scritta sul retro che precisa la derivazione dell’immagine, da una miniatura conservata in famiglia, e identifica l’effigiato con Andrea IV Doria Pamphilj, morto nel 1820. Il ritratto postumo, seguendo un’usanza molto in voga all’epoca, celebrava la figura del defunto, figlio di Giovanni Andrea IV Doria Landi e ultimo principe di Melfi a nascere a Genova. Il padre riuscì, grazie al matrimonio di Anna Pamphilj con l’avo Giovanni Andrea III del 1671 e alla morte senza eredi maschi di Gerolamo Pamphilj nel 1763, a farsi riconoscere come legittimo discendente dei Pamphilj per poi trapassare l’anno seguente. A gestire la complessa situazione e ordinare nuovi allestimenti per le due residenze principali di famiglia, a Genova e Roma, fu il giovane Andrea IV, nato nel 1744, che salvaguardò abilmente i propri interessi anche in anni difficili per la classe aristocratica.

Ritratto di Leopoldina Savoia Carignano

Il dipinto costituisce una sorta di pendant del ritratto precedente in cui la scritta sul retro precisa l’autore, Antonio Concioli, l’identità dell’effigiata e le circostanze in cui fu realizzato il quadro. Si tratta di Leopoldina di Savoia Carignano morta nel 1807, dalla cui maschera mortuaria fu ricavata questa immagine. Andrea IV Doria Pamphilj, a coronamento di complesse trattative, sposò nel 1767 a Torino la dama della famiglia Savoia, figlia di Luigi Vittorio di Savoia Carignano: il matrimonio, ultimo dell’Ancien Regime, era volto ancora una volta a consolidare la situazione economico e politica della stirpe. La sorella minore di Leopoldina, Maria Teresa Luisa di Savoia, sposa del Principe di Lamballe, divenne una delle amiche più intime della regina Maria Antonietta e perciò trucidata durante la Rivoluzione Francese nel 1792.