Villa Del Principe - Palazzo Di Andrea Doria

7 Sala del Tributo a Brenno

Sala del Tributo a Brenno

Le ultime quattro sale di Levante furono fatte costruire dopo la morte di Andrea Doria da Giovanni Andrea I che commissionò la decorazione dei soffitti allo stuccatore urbinate Marcello Sparzo. Queste stanze fanno oggi parte degli appartamenti privati di abitazione dei principi Doria Pamphilj, mentre tra il 1874 e il 1900 furono affittate da Giuseppe Verdi e dalla sua consorte Giuseppina Strepponi. Il primo ambiente presenta sulla volta la raffigurazione di un famoso episodio della storia romana, avvenuto secondo la tradizione nel 390 avanti Cristo. Roma fu espugnata dai Galli che per il riscatto della città avrebbero richiesto il pagamento di un esoso tributo in oro: al centro della decorazione Sparzo rappresentò il momento della pesatura di tale imposizione. Sulle pareti sono esposti due magnifici arazzi che raffigurano i mesi di Maggio e di Dicembre. Nel primo, che reca sul bordo inferiore il simbolo del segno zodiacale dei Gemelli, eleganti spettatori assistono ad una giocosa gara di arcieri nel contesto di una festa primaverile; nel secondo, connotato dall’emblema del Capricorno, sono raffigurati numerosi pattinatori che compiono le loro evoluzioni sul lago ghiacciato al centro della composizione. Si tratta di arazzi della manifattura reale Gobelins eseguiti alla metà del Settecento presso l’atelier dell’artista Pierre François Cozette. Settecentesche sono anche le specchiere dalle ricche cornici intagliate e dorate, di manifattura genovese. La sala ospita una serie di ritratti di dame appartenenti alla famiglia Doria nel formato ovale allora di gran moda. I dipinti sono stati realizzati da Domenico Parodi e dalla sua bottega: per quasi mezzo secolo i Doria di Melfi si rivolsero all’artista, figlio dello scultore Filippo, come loro principale pittore di fiducia, dagli anni della sua formazione giovanile alla morte, avvenuta nel 1742. In particolare, da recenti ricognizioni in archivio, sono state identificate le tre dame visibili sul lato del camino: Maria Teresa Doria Tursi, Livia Centurione Doria e Anna Doria Spinelli, effigiate in occasione delle loro nozze. Unica eccezione alla serie il ritratto della nobildonna in abito blu scuro, opera di un artista probabilmente francese. Da segnalare infine, al centro della stanza, il ricco mobilio di varia provenienza, tra cui si distinguono un cofanetto di manifattura giapponese del terzo quarto del Cinquecento e una slitta intagliata e dipinta.

Ritratto di Livia Centurione Doria

Il ritratto venne pagato nel maggio 1703 “lire 380 al pittore Parodi” come testimonia un documento di archivio recentemente rintracciato. La dama, raffigurata nella Loggia degli Eroi con il giardino e la fontana di Nettuno fedelmente dipinti sullo sfondo, è identificabile nella giovane Livia Centurione, nata nel 1685, sposa diciassettenne di Andrea, mai divenuto principe perché premorto al padre Giovanni Andrea III. L’elegante figura femminile indossa un raffinato manteau, realizzato con un particolare tessuto e connotato da una decorazione bizzare, secondo la moda importata dalla Francia in quel periodo.

Ritratto di Teresa Doria Tursi

Nel 1726 Domenico Parodi realizzò il ritratto di Teresa Doria Tursi, sposa del cugino Giovanni Andrea Doria IV dei duchi di Melfi, come attesta la scritta presente sul retro della tela “Parodius Sculptor Pingebat anno 1726”. L’abito della dama, probabilmente lo stesso usato per il matrimonio, è molto ricco e formale, realizzato con un prezioso tessuto “a pizzo”. Il borgo raffigurato sullo sfondo è Loano, in onore dello sposo. La presenza nel dipinto di elementi simbolici come la figura di Andrea Doria e lo stemma di famiglia rappresenta un esplicito richiamo al significato dell’unione come risultato di un’accorta strategia di conservazione del casato. Il matrimonio, combinato contro la volontà della sposa, aveva infatti il fine di ricomporre il patrimonio dei due rami della famiglia Doria. Dalle nozze, però, non nacquero figli e l’unione venne sciolta dalla Sacra Rota.

Ritratto di Anna Doria Spinelli

La tela, caratterizzata da un minor grado di vivacità rispetto ai ritratti precedenti e associabile agli anni più tardi della carriera di Domenico Parodi, raffigura una giovane donna che esibisce un ricercato abito con motivo a fiori sostenuto da panier e risulta accompagnata da un cagnolino, simbolo della fedeltà. Si tratta di Anna, figlia di Livia Centurione e sorella minore di Giovanni Andrea IV Doria, che nel 1742 sposò a venti anni Giuseppe Spinelli Duca di Caivano e si trasferì a Napoli. L’effige venne realizzata nell’ambito del consueto scambio di immagini tra i promessi sposi e inviata al fidanzato prima delle nozze.