La sala, la cui volta ha perduto la maggior parte della pellicola pittorica a causa delle infiltrazioni seguenti ai bombardamenti della II guerra mondiale, prende il nome dai segni astrali raffigurati nelle lunette. Sono attualmente conservate solo quelle dell’angolo sud-est, con le raffigurazioni dei Pesci, dell’Acquario e ancora parzialmente leggibile il Capricorno. Nella fascia centrale della parete sud si distingue ancora la scena a rilievo che rappresenta Leda col cigno, alla quale corrisponde sulla parete nord Leda con Castore e Polluce. Al centro, in un bassorilievo a stucco, è rappresentata la Fenice, il mitico animale che si pensava risorgesse dalle proprie ceneri. Il tema principale dell’impianto decorativo era certamente la rappresentazione dello scorrere ciclico del tempo, scandito dai mesi e dalle stagioni; è possibile che vi sia anche un’allusione all’oroscopo di Andrea Doria, secondo un uso rinascimentale.
Nella stanza sono esposti due piccoli ritratti di Andrea Doria e Carlo V, che offrono lo spunto per sottolineare il legame tra i due grandi protagonisti della vita politica e sociale del tempo. L’imperatore si recò in visita a Genova nel marzo del 1533; fu accolto trionfalmente e ospitato per dodici giorni proprio nella nuova residenza dei Doria, edificata a partire dal 1529 per alloggiare degnamente l’imperatore spagnolo. La stanza conserva inoltre un’interessante raffigurazione intessuta di Andrea Doria in veste di Nettuno con il remo in mano che testimonia la straordinaria fortuna che ebbe questa iconografia ideata dall'umanista Paolo Giovio e che divenne base di un solido programma di promozione personale da parte dell’ammiraglio. Infine sono presenti una placchetta e due medaglie coniate dal noto scultore e collezionista di numismatica Leone Leoni, per celebrare la figura del fondatore del palazzo. Sono databili al 1541 quando il Leoni, condannato per il ferimento del gioielliere papale Pellegrino di Leuti ad un periodo di lavoro sulle galee, fu liberato a Genova da Andrea Doria.